Cavallino Bianco

21.03 – 7.05.2002

LORENZO SCOTTO DI LUZIO – Love me Tender

a cura di Raffaele Gavarro

La galleria di Antonio Colombo presenta Love me tender, la prima personale milanese di Lorenzo Scotto di Luzio.
Il titolo, Love me tender, cita naturalmente la famosa canzone del mitico Elvis del 1956 ed è anche il titolo di uno dei lavori principali della mostra: un ingrandimento delle quattro foto formato tessera dello stesso Lorenzo Scotto in posa disperata.
Vera e propria introduzione alla mostra è Tutto il tempo che ho sprecato, installazione che occupa tutto il piano superiore della galleria, in cui ventole al soffitto mulinano e agitano inutilmente l’aria sopra la testa dei visitatori (sponsor Vortice). La mostra prosegue con una serie di microeventi che si intrecciano senza soluzione di continuità, e che vanno dal video I will survive, in cui Scotto canta la canzone di Gloria Gaynor mentre tenta assurdamente di incastrarsi nel volto degli oggetti, fino alla macchina che lancia mozziconi di sigarette, Smoking and drinking, beffarda parodia meccanica del più classico gesto dell’eroe cinematografico americano.
Nato a Pozzuoli nel 1972, dove vive, Scotto è tra gli artisti più interessanti della new wave napoletana arrivata sulla scena alla fine degli anni novanta.
Il suo lavoro è regolato dalla necessità di una continua mobilità tra i linguaggi che lo inducono a passare senza problemi dal disegno al video, dall’installazione alla fotografia.
Ma sono le sue macchine, i suoi meccanismi costruiti con mezzi di fortuna e dalle funzioni paradossali ad avere colpito maggiormente l’immaginario del pubblico.
Da No Espectations, la macchina lanciacarte da gioco, fino a Big Mama, la vetrina piena di ninnoli agitata da motori di lavatrice celati al suo interno, Scotto mette in scena delle situazioni paradigmatiche, forzando il reale a piegarsi ai paradossi della dimensione immaginativa.
L’ironia che leggera condisce ogni sua immagine e meccanismo ha infatti, e di contro, un fondamento pesante in quel senso di incertezza che presiede, appena sotto la superficie delle apparenze, al nostro quotidiano rapporto con al realtà.
La mostra è accompagnata da un catalogo con un testo del curatore Raffaele Gavarro e una conversazione tra l’artista e Gigiotto Del Vecchio.

Lorenzo Scotto di Luzio è nato nel 1972 a Pozzuoli (NA), dove vive e lavora.
Tra le principali mostre personali ricordiamo, nel 2001 “Cool Memories”, Galleria T293 a Napoli, nel 2000 “Understatement”, Galleria ES di Torino e “Istanteternanee”, Jangva Gallery di Helsinki, nel 1999 “Op-Là”, Galleria De Crescenzo e Viesti a Roma, nel 1997 “Cheese”, Magazzino d’Arte Moderna a Roma, e nel 1996 “Senza Titolo” alla Galleria Vera Vita Gioia di Napoli.
Tra le collettive segnaliamo nel 2002 “Prototipi”, Fondazione Adriano Olivetti a Roma, nel 2001 “Untitled” a Castel San Pietro Terme, “Cosa arcana e stupenda” a Sermoneta, “Enola Play”, Antonio Colombo Arte Contemporanea di Milano, “L’attesa”, Stazione Marittima di Napoli, “Emporio”, Viafarini a Milano; nel 2000 ricordiamo “Futurama”, Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci a Prato, “Castelli in aria” a Castel Sant’Elmo di Napoli, “Nato”, Gale Gates et-al a Brooklyn, New York, e “Periplo Italiano”, Salara di Bologna. Nel 1998 ricordiamo “Lepisma Saccherina” al Magazzino d’Arte Moderna di Roma e nel 1997 “Aperto 97” al Trevi Flash Art Museum di Trevi.

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